07/02/11

ANCORA UNA VOLTA AL SUD


Ancora una volta al sud, per lavorare e vedere e conoscere e capire.
Ancora una volta ho incontrato persone splendide, così insperatamente vive.
Dico insperatamente.
Perché basta guardare le facce di chi cammina per strada, di chi incrocia i miei occhi. Ci sono crepe come nei palazzi abbandonati. Carne viva come i calcinacci ai lati delle strade.
La sensazione per me, che vengo da fuori è che siano tutti prigionieri. La paura non è uno stato d'animo passeggero. È costantemente presente, e costringe alla durezza, alla cattiveria, all'aggressività. Oppure al teatro, come dice Luca. Ma il teatro con la paura ha poco a che fare.
Tutto questo si traduce in una immediata mancanza di riconoscere, sviluppare e vivere la nostra personale fragilità. La debolezza è bandita. La libertà di vivere completamente sé stessi e le relazioni con altri esseri umani altrettanto fragili è cancellata.

Rimangono persone e luoghi che ancora resistono. Che si uniscono insieme. Che tentano di rimanere esseri umani. Che non fanno sempre finta che va tutto bene. Che lavorano con i bambini, perché i bambini copiano i grandi, e se i grandi sono delle merde, è probabile che seguano l'odore.
Un grazie infinito a quelle persone, che animano quei luoghi.


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