Abbiamo paura di chi per lavoro dovrebbe proteggerci. I poliziotti. Lo stato dà loro le armi per il solo scopo di proteggere i cittadini. Non per spaventarci.
Abbiamo paura e timore degli amministratori pubblici, le persone che deleghiamo a prendersi cura della cosa pubblica, del nostro bene. Sono i potenti che esercitano un potere in maniera violenta.
Abbiamo paura delle regole che ci diamo per convivere insieme, e la paura si trasforma in odio delle leggi dei tribunali e delle istituzioni che garantiscono l'esercizio delle regole comuni.
Guardiamo con sospetto i medici, le persone che studiano per aiutarci nel corso della nostra vita. Il sospetto nasce da una medicina che è sempre più lontana dalle persone comuni. Gli ospedali sono isole di sofferenza ed esclusione, e non una parte della comunità.
Ignoriamo gli insegnanti, gli artisti, gli intellettuali. Persone che come unico lavoro hanno quello di contribuire alla crescita spirituale di una comunità, creando e sanando conflitti.
Ignoriamo i conflitti. Se ci sono ci limitiamo a prenderne atto aspettando che qualcuno ci pensi. Evitiamo di comprendere le ragioni dei nostri conflitti, viverli, e cercare una soluzione affinché il conflitto diventi una opportunità per vivere una vita migliore.
Che società e che vita stiamo vivendo?
1 commento:
Una vita acquiescente. Dormiente. Priva di coraggio e orgoglio.
Andrea.
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