La guardo un po' imbarazzato. I suoi occhi sono due lame, conficcate nei miei che chiedono scusa come un cane dopo che ha lasciato uno stronzo sul tappeto del salotto.
- Sei contento? Adesso che faccio!
Riesco solamente a bofonchiare qualche pietosa giustificazione, quando le nocche possenti del ferroviere capo urtano sonoramente contro la porta del bagno.
Cosa faccio. Cosa facciamo. Quando devo prendere una decisione al volo mi sento sempre sotto pressione. Sudo. Puzzo ancora di più. La mia ansia è divisa un po' per il controllore, un po' per la ragazza, cosa penserà di me? Puzzo tanto e siamo chiusi in un bagno di mezzo metro quadrato. Penso che forse lei possa attribuire la puzza alle cattive condizioni igieniche del water. Il controllore strilla da fuori
- Chi c'è dentro il bagno? Apra per favore!
- Un minuto!
dico io. Ci sono! Fingerò un attacco di diarrea. Mi abbasso i pantaloni e apro la porta quel tanto che basta per vedere fuori ed essere visto. Vedo la faccia del controllore a pochi centimetri dalla mia. Dalla porta esce un alito di puzza che lo investe in pieno naso e lo costringe ad indietreggiare di un passo. Sorrido e dico
- Mi scusi ma non sto bene. Non riesco a smettere di andare di corpo.
- Sento, sento. Mi faccia vedere almeno il biglietto.
- Sì, ecco.
- Grazie. Si sbrighi che c'è gente in fila.
Chiudo la porta e giro la serratura.
- Se n'è andato?
- Sì. Per ora siamo salvi.
- Siamo? Ma cosa vuoi da me. Lasciami in pace.
- Ma ti ho salvato la vita.
- Un po' esagerato non credi?
- Effettivamente...
- Dai, tirati su quei pantaloni e spostati.
- Che vuoi fare?
- Uscire. Cosa c'è, vuoi restare qui per tutto il viaggio? Con sta puzza?
Mi evita come una gatta, apre la serratura ed esce.
- Via libera!
Mi rivesto ed esco anche io. I contadini bresciani hanno assistito a tutta la scena, ma per fortuna non hanno detto niente. Solo che adesso ci guardano in modo strano. Cioè guardano lei, la mia presenza sembra non interessarli. Per fortuna ricominciano a parlare degli agenti atmosferici caratteristici dei campi padani.
- Beh, allora ciao.
- Ma dove vai? Come farai?
- Come ho fatto fino ad ora.
- E non ti scoprono mai?
- Solo quando incontro qualcuno che non si fa i cazzi suoi.
- Ti capisco, i treni sono pieni di gente che non si fa i cazzi suoi.
Mi guarda in silenzio. All'improvviso è come un'epifania. Io l'ho già vista questa ragazza! A Roma, alla festa dei centri sociali d'Europa al Forte Prenestino. Mi sorride, poi, zaino in spalla, imbocca lo stretto corridoio e scompare dietro a una famiglia di africani seduti anche loro sulle borse dall'altra parte del vagone.
di Paolo Li Volsi
da un'idea di Paolo Li Volsi e Beppe Casales
continua?
(la prima parte è qui: http://beppecasales.blogspot.com/2009/10/locarno.html)
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