Vorrei vorrei vorrei che non fosse un'accusa.
Ma.
Le persone che lottano per un'indole e un mestiere che ha a che fare con l'arte e l'amore. Le persone che si sbattono, sacrificano soldi e tempo per gli altri, per lavorare e capire cosa sta succedendo nel mondo, le persone che sembra sempre che non fanno un cazzo e poi te le ritrovi lì a dirti cosa veramente sta succedendo, a dirti parole d'amore.
Quelle persone, vagamente chiamate artisti.
Quelle persone che come lavoro hanno quello di partecipare alla vita e rimandarla più densa e meravigliosa, più vera del vero, al pubblico che li onora d'attenzione. Quelle persone che hanno una responsabilità nei confronti di tutti gli altri esseri umani: riconoscere la merda e la bellezza, e raccontarla nel miglior modo possibile. Quelle persone. Non migliori né peggiori di altre.
Quelle persone.
Dove sono?
Cosa stanno facendo, pensando?
Perché continuamente latitano?
Perché non sono presenti, perché?
Perché non fanno l'ultima enorme fatica di andare, guardare, annusare e sentire?
Perché anche loro si abbandonano allo status quo, come fosse qualcosa di irrimediabile?
Perché l'ansia di cambiamento è scomparsa ovunque, e la domanda non è più (vera) 'come si possono cambiare le cose?', ma (falsa) 'cosa vuoi che cambi?'
Perché si arrogano il diritto e lo spazio e il tempo di fare quello che fanno?
Dovrebbero averglielo insegnato a scuola, oppure dovrebbero averlo imparato in vita: l'egoismo in buona o cattiva fede è l'esatto contrario dell'umanità.
Spiacente, ma l'indifferenza è il primo strumento di morte fisica, cerebrale, del cuore.
E, fa, veramente, male, vivere, così.
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