Gli uomini hanno bisogno di contatto. Non è la vista il senso primo, ma il tatto. I neonati i primi giorni non ci vedono ma la tetta la ciucciano. E se li abbracci – a volte – smettono di piangere.
Abbiamo bisogno di coccole. Lo abbiamo sempre avuto, fin da quando eravamo animali. E dagli animali cerchiamo coccole a comando. Li abbiamo addomesticati perché non sopportavamo l'idea di un animale che non corrispondesse alla nostra necessità di coccole. Senza coccole abbiamo esercitato potere. Li abbiamo addomesticati.
A un certo punto qualcuno ha pensato che il tatto e il contatto sono una fatto politico, che creano felicità e desiderio, instabilità e possibile sovversione. Perchè tatto e contatto significano comunicazione.
Allora si è corso ai ripari. E il migliore di questi ripari è sostituire le coccole umane alle coccole degli oggetti. Non ci servono più le carezze i pompini pettinare i capelli massaggiarsi e continua tu l'elenco. Esistono gli oggetti a coccolarci, sono sempre lì, il loro compito è soddisfare in un modo perverso (perché sono merce) il nostro semplice, primario, totale desiderio di contatto fisico con un altro essere vivente.
Gli animali selvaggi sono paurosi perché non obbediscono al controllo, i nostri simili sono diffidenti perché hanno paura, perché gli uomini sono cattivi. Perciò l'unica sicurezza è il tuo oggetto, la cosa che compri tu, tua, che conosci e risponde solo a te.
Guarda è nuovo, l'hanno progettato per te. Ti piace? Corrisponde ai tuoi desideri? Ti piace toccarlo guardarlo usarlo? Lo puoi spegnere quando vuoi. È tuo. Toccalo. Giocalo. Amalo. Se non ti piace più ne abbiamo un altro. È nuovo.
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