La situazione è questa. Milioni di persone. Non c'è differenza tra cittadini comunitari o stranieri extracomunitari. La situazione è la stessa: ti faccio lavorare ma in nero. Perché io che ti faccio lavorare ti posso pagare poco. Non ho nessun obbligo di tenerti, di pagarti la malattia, la maternità. Non puoi protestare perché hai bisogno di denaro. Non puoi protestare perché se sei uno straniero extracomunitario puoi essere denunciato di reato di immigrazione clandestina, incarcerato, e dopo il carcere detenuto nei C.I.E fino a 6 mesi e poi forse espulso. Non puoi protestare nemmeno se sei cittadino italiano, perché la risposta è sempre la stessa: ne trovo quanti ne voglio. La situazione è talmente generalizzata che l'idea che tutto questo sia solamente capitato appare un po' ingenua.
Il precario italiano e il clandestino extracomunitario sono deboli. Hanno bisogno di denaro ma non possono averlo in maniera regolare. L'incredibile offerta di lavoro nero favorisce solo chi quel lavoro lo offre. Non rischia granché. Mentre il guadagno è gigantesco.
La politica è furba: rende quasi impossibile la condizione di immigrato regolare, favorendo indirettamente chi offre lavoro nero. La politica è furba perché la flessibilità del lavoro è stata un'altra manna per chi offre lavoro nero. I clandestini all'agricoltura e all'edilizia. La ristorazione se la dividono con gli italiani, che però hanno anche tutta la galassia del lavoro intelletuale/immateriale. Spesso in nero, quando va bene sotto l'eufemismo di stage a titolo gratuito.
Non sono sempre d'accordo con loro, ma in questo caso mi sento di citare i 99 posse:
“tutto questo non è capitato
ma è stato pensato, progettato e realizzato
dal padronato in combutta con l’apparato decisionale dello stato”
ma è stato pensato, progettato e realizzato
dal padronato in combutta con l’apparato decisionale dello stato”
(Naturalmente sto tralasciando chi muore per questo lavoro, che ci serve per mangiare dormire e godere delle cose della vita. Ma questa è ancora un'altra storia.)
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